Ovvero l'evoluzione moderna del cittadino di Fiumicino

martedì 13 settembre 2011

"Hire and fire... ovvero, "lavoratori in affitto".

La disoccupazione al tempo dei romani non era un fenomeno irrilevante nella vita quotidiana.
Le sue proporzioni variavano a seconda del tempo, del luogo e della congiuntura economica, in particolare agli investimenti pubblici nel settore edilizio.
I salariati (mercenari, operarii) dovevano prevedere una disoccupazione transitoria: nei loro confronti il principio "ti assumo e poi ti licenzio" (hire and fire) era applicato con una naturalezza spietata, erano pagati a giornata e licenziati alla conclusione dei lavori.
In campagna si reclutavano lavoratori stagionali per il raccolto e la vendemmia (Columella., III 21,10)
(Lucio Giunio Moderato Columella (Gades, 4 – 70) è stato uno scrittore romano di agricoltura).
Un'impennata della disoccupazione fu causata dalla crisi agraria del II secolo a.C. e dalla fuga dalle campagne dei piccoli agricoltori impoveriti che affluirono in massa a Roma.
In età imperiale la vivace attività edilizia fu fonte di salario e pane per molti lavoratori.
(Ov., Ars am., III, 120 sgg.)
Vi sono tracce di una lotta programmatica alla disoccupazione da parte dello stato romano: la misura più importante fu la fondazione di colonie, in cui tutti i coloni, ricevevano un appezzamento di terra da coltivare.
Fu per prevenire la minacciosa perdita di posti di lavoro nella plebe romana, che Vespasiano rinunciò a un certo innovamento "tecnologico" nella edificazione dei templi.


Arte e mestieri - Necropoli di Porto


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