Una breve pausa per l'Imperatore Traiano... vediamo dove amava trascorrere le sue giornate estive, lasciandosi dietro i suoi impegni quotidiani.
La villa ad Arcinazzo è attribuita a Traiano soprattutto in base al rinvenimento (1892) di tre fistulae aquariae con il nome dell'imperatore, il liberto Herbrus, databili fra il 97 e il 114-115 ca.
Si aggiungono a sostegno della tesi la tecnica edilizia in opus mixtum, tipica dell'età traianea, la datazione a questo periodo della decorazione marmorea del ninfeo (Lissi), l'intervento di Traiano nella vicina valle dell'Aniene, ove rialzò l'incile dell'acquedotto Anio novus fino alla villa di Nerone a Subiaco (v. p. 36, n. 1), l'amore dello stesso per i monti e la caccia attestato da Plinio il Giovane in un passo del Panegirico
(v. p. 1).
In età romana l'altopiano carsico - il primo di un certo rilievo che si incontra andando da Roma verso gli Appennini - per tipo di vegetazione e condizioni climatiche era popolato di abbondante fauna (cervo, capriolo, istrice, tasso, orso, lupo, lince etc.); uno dei principali motivi, quindi, che lo fecero prediligere come sito della villa dovette essere proprio l'interesse venatorio, cui si aggiungeva la possibilità di effettuare escursioni di caccia ai grossi ungulati durante l'alpeggio estivo sui monti vicini.
Un'importante testimonianza è costituita da un'iscrizione sepolcrale del Il secolo rinvenuta nel 1936 presso il moderno abitato degli Altipiani a km 3,5 dalla villa; dedicata da M. Ulpius Primillus alla moglie Munia Maxima, costituisce il primo documento epigrafico in cui compare il gentilizio imperiale, portato probabilmente da un liberto o figlio di liberti.
Veniamo a noi, come sempre la realtà del ventunesimo secolo ci lascia interdetti e sopraffatti dai soliti quotidiani problemi di una città esplosa demograficamente ma in retroguardia in fatto di buon governo comunale. Il ritorno dalle vacanze del cittadino di Fiumicino, dopo le meritate giornate di sosta lavorativa, non sembra essere sostenuto da buone accoglienze.
Per sostenere una buona viabilità, secondo l’amministrazione locale, è stato opportuno ideare un circuito “automobilistico” da far gola agli organizzatori del Gran Premio di F1.
Infatti, per raggiungere i servizi più comuni, supermercati, posta, poliambulatorio, si è costretti a percorrere strade disseminate di rotatorie, rallentando la viabilità, rendendola quindi ancor più congestionata.
Un carosello senza scopo, da farci sembrare trottole senza meta.
Questo è il principio di una lista di disagi che il cittadino dovrà far conto, dopo la breve meritata vacanza.
Come reagiremo noi cittadini a questa incuria?
Se ti riferisci alla nota di oggi, presuppongo che segui anche gli altri post del blog e questo fa’ piacere. Il tuo punto di vista discorda dal mio, ma apprezzo il confronto.
RispondiEliminaCredo che la viabilità cosi com’è strutturata, ossia gli svariati dissuasori di velocità, come le rotatorie (una decina ne ho contate) non risolvono il problema dell’educazione stradale dei cittadini irrispettosi e maleducati, così fosse, non sarebbero sufficienti neanche questi.
Il mio blog è nato per provocare e stimolare la conoscenza del nostro territorio, ma i fiumi cinesi sembrano essere sordi al richiamo.
Ritengo che le istituzioni debbano essere più presenti e non erigere barriere o rotatorie.
Essere civili abitanti dei luoghi fa crescere le genti, senza contare il rendiconto economico che ne deriverebbe da una coscienza civica e partecipativa.
Sentirsi fieri di appartenere ai luoghi dei ricordi sconsiglia modi impertinenti e maleducati.
Inattuabile forse, ma penso sia il compito di chi sovrintende le istituzioni.
Purtroppo questo pensiero allarga i confini del nostro comune.
Finisce una estate triste e sconsolante per la nostra città. Il turismo è sparito e i pochi villeggianti incalliti della domenica sono stati costretti ad abbattere le cancellate poste a salvaguardia di una spiaggia e di un mare che non è più 'nostrum'. Un mare che, ormai, non è più di nessuno. Vilipeso, stuprato, deturpato dalle ruspe e dai tripodi che proprio grazie al loro evidente simbolismo fallico rendono, ancora di più, l’idea di uno stupro fatto alla natura.
RispondiEliminaUno stupro di massa partito in pompa magna, con la benedizione del comune, del governo, e dalle stesse forze di opposizione; all’insegna della “Concordia”. Mai nome fu più sventurato.
Adesso, davanti agli occhi dei Fiumicinesi, c’è solo lo scempio del loro mare, qualche rotatoria e nient’altro. Un mare piantonato dai vigilantes, quasi fosse una base NATO. Un mare sporco,indebitato, stanco. Era stata presentata come la soluzione a tutti i problemi della nostra città e si è rivelato, dopo nemmeno un anno, la sua apocalisse. Eppure, qualcuno ancora parla del porto turistico più grande d’Europa, lo aspetta, come si aspetta Godot.
E. Morello