Chiunque in un modo o in un altro giunga a pensare alla civiltà romana
(osservando i ruderi del Porto di Traiano, leggendo le lettere scritte da Plinio il Giovane, visitando la Necropoli di Porto , ricordando un aneddoto di Tacito),
non può immaginare quella cultura se non come un lontano mondo simile in gran parte
al nostro, con esigenze, consuetudini, modi di viver quotidiano.
Viene la
curiosità di sapere come gli antichi Romani mangiassero, come arredassero la
casa, come vestissero, come passassero la serata; di sapere a che ora i ragazzi
andassero a scuola,
in che modo avvenivano i
fidanzamenti; quali fossero i mezzi di illuminazione e di riscaldamento;
se usavano le partecipazioni funebri; se esisteva un qualsiasi servizio di posta. Ed ancora: “E’ vero che i Romani cuocevano i funghi col miele e i pesci con le albicocche e le pesche spiaccicate?
se usavano le partecipazioni funebri; se esisteva un qualsiasi servizio di posta. Ed ancora: “E’ vero che i Romani cuocevano i funghi col miele e i pesci con le albicocche e le pesche spiaccicate?
E’ vero che le signore romane uscivano fuori di casa senza
cappello, ma usavano anche loro l’ombrellino e il ventaglio, e portavano la
borsetta? E’ vero che gli invitati a un banchetto riportavano a casa gli avanzi
del pranzo, dentro un tovagliolo?
A tutte queste domande, se avrete la pazienza di seguirmi, darò una risposta, riportando gli scritti e le ricerche dei migliori studiosi del mondo antico (le fonti sono citate e le immagini se non dichiarate sono della sottoscritta).
Per cominciare vi descrivo quale era il metodo per indossare la veste nazionale: la toga
Per prima cosa si piegava la stoffa nel senso della lunghezza, in due metà diseguali;
Per cominciare vi descrivo quale era il metodo per indossare la veste nazionale: la toga
Per prima cosa si piegava la stoffa nel senso della lunghezza, in due metà diseguali;
dalla spalla sinistra un capo scendeva sul davanti sino ai piedi (circa un terzo della lunghezza);
l'altra parte della stoffa si faceva cadere doppia sulle spalle e la si tirava poi sotto il braccio destro;
la parte rimanente si gettava indietro oltre la spalla sinistra.
La parte centrale della veste, caratterizzata dal drappeggio, cui gli uomini più eleganti dedicavano la massima attenzione, si chiamava sinus: giacché il telo della toga era messo doppio, il bordo superiore del sinus doveva finire sotto le ascelle, mentre quello inferiore arrivava a metà gamba.
Quando il sinus era posizionato correttamente e l'ultima parte della toga era gettata sulla spalla sinistra, si estraeva da sotto il sinus il capo anteriore e lo si tirava bene, lasciandolo spuntare.
In questo modo si formava un nodus o umbo, che conferiva un certo sostegno a tutto l'abito.
U. E. Paoli Vita romana, usi, costumi, istituzioni, tradizioni.
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