Ovvero l'evoluzione moderna del cittadino di Fiumicino

domenica 17 aprile 2011

Iside, protettrice dei naviganti

Percorrendo in automobile il viadotto dell’Aeroporto, quante volte vi è capitato di rivolgere, fortuitamente lo sguardo verso le campagne selvatiche dell’Isola Sacra, chiedendovi che cosa potessero essere quei resti archeologici abbandonati e dimenticati.
Ebbene si tratta con tutta probabilità di un Tempio e di una Cisterna.
Infatti, nel 1954 durante il dragaggio della Fossa Traiana vicino alla spiaggia, è stato trovato un architrave di marmo, appartenente a un tempio di Iside, divinità protettrice della navigazione.
Nell’impero romano il culto di Iside si contraddistinse per processioni e feste in onore della dea, molto festose e ricche. Le sacerdotesse della dea vestivano solitamente in bianco e si adornavano di fiori; a Roma, probabilmente a frutto dell’influenza del culto autoctono di Vesta, dedicavano talvolta la loro castita’ alla dea Iside.


Il tempio è menzionato in due altre iscrizioni di Portus trovati nel 1868.
I resti che rimangono affioranti, sono sale di diverse dimensioni.
Esse possono avere fatto parte della sede di una corporazione legati al culto di Iside, e il suo tempio potrebbe essere stato vicino.
Sul lato est dei ritrovamenti sono stati trovati i bagni.
Sul lato ovest sono camere che circondano un cortile trapezoidale con un portico.
A nord è una grande cisterna con due grandi pilastri interni.
Tra le stanze è una grande sala rettangolare, con pilastri addossati alle pareti lunghe, a sostegno del soffitto.
Nella parete posteriore sono quattro nicchie semicircolari e rettangolari per le piccole statue.
Alla stanza si accedeva attraverso un portico monumentale fiancheggiato da due colonne.
Una piccola stanza in un angolo del cortile si trova una piccola abside nella parete di fondo, al cui interno è un podio in mattoni che potrebbe avere sostenuto una statua di Iside.
Vi è inoltre una latrina con diversi seggi.
Nelle stanze sono stati trovati: una statua di una divinità femminile, forse Iside Pelagia o Pharia, una statua di un serpente barbuto, un ritratto di Settimio Severo, come Serapide, un altro ritratto di questo imperatore era già stato trovato in questa area nel 1941, su un' erma di alabastro.
La statua di Isis è di marmo scuro chiamato bigio dorato, un marmo che è stato spesso utilizzato per le statue di divinità egizie. Le braccia, la testa e le gambe sono mancanti.
Probabilmente erano in marmo bianco. La dea è raffigurata in movimento.
Potrebbe essere stata in piedi sulla prua di una nave.
La statua è stata datata alla seconda metà del II secolo d.C.
Un altro tassello si aggiunge alla conoscenza di questo nostro territorio, e chissà quante altre sorprese ci riservano i terreni, le strade e le campagne circostanti, che quotidianamente attraversiamo.


Nessun commento:

Posta un commento

Inserisci un tuo commento, di come la pensi di questo post: