Ovvero l'evoluzione moderna del cittadino di Fiumicino

venerdì 21 ottobre 2011

illo tempore...

Appassionata di storia romana mi son chiesta se anche gli antichi romani, come certi nostri illustri e ben noti connazionali, evadevano il fisco.
Leggendo le fonti bibliografiche e le testimonianze contenute negli archivi storici si capiscono come fatti, episodi e avvenimenti conservano il sapore dell'attualità.
Ricordiamo che il dominio di Roma era basato sulla conquista militare e sullo sfruttamento schiavistico delle campagne e all’economia di mercato fu sempre dedicata poca considerazione.
Infatti, l'economia romana non era alimentata dalle entrate fiscali regolari, ma dal flusso continuo di prelievi violenti sulle popolazioni sottomesse.
Così quando l'esercito non fu più in grado di fornire nuovi bottini di guerra, le casse dello stato rimasero pericolosamente a secco. Fu dalla fine di quei prelievi che quell'economia di rapina entrò in crisi.
Gli imperatori quindi aumentarono la “pressione fiscale”, mantenuta entro livelli moderati com’era stata in genere durante tutta l'antichità, minando le basi del proprio mondo, applicando ricette economiche che oggi ci sembrano familiari.
Nel Medioevo un vero e proprio sistema fiscale neppure esisteva.
I prelievi ordinari erano lasciati alla consuetudine o all'arbitrio.
Gravavano essenzialmente sulle rendite fondiarie. Quando si dice “siamo tornati al Medioevo”…
Come riconoscono gli storici, gli antichi romani, durante l’ultimo periodo dell’impero, per non incorrere agli adempimenti esattoriali si riparavano persino presso i barbari … e pensare che quest’ultimi furono considerati i protagonisti esecutori della fine dell’impero romano.

Gli evasori fiscali odierni non hanno una vita così ardua nel territorio Nazionale.
Non è necessario rifugiarsi nell'inferno dei barbari.
Basta che depositino i loro soldi nei paradisi fiscali, oppure ricorrano a pensionati e nullatenenti nostrani.
Il 53 per cento dei contratti di locazione, spesso non registrati, delle ville di Porto Cervo, Forte dei Marmi, Porto Rotondo, Rapallo, Capri, Sabaudia, Panarea, Portofino, Taormina e Amalfi sono intestati a pensionati con la social card, prestanome d’ignoti non-contribuenti.
Nel 2010 gli italiani non hanno dichiarato al fisco redditi per quasi 50 miliardi di euro.
Precisamente 49,245 miliardi di euro, una somma cresciuta del 46% rispetto all'anno precedente.
Il dato è contenuto nel rapporto annuale della Guardia di Finanza, presentato a Roma, e conferma quanto già reso noto dal comandante delle Fiamme Gialle, il generale Nino di Paolo, ai membri della Commissione Finanze della Camera.
La Guardia di Finanza ha scoperto 8.850 evasori totali (in aumento del 18% rispetto al 2009): persone e aziende che pur svolgendo attività economiche non hanno mai presentato una dichiarazione dei redditi e che nel 2010 hanno evaso redditi per oltre 20 miliardi (+47% rispetto al 2009) e Iva per 2,6 miliardi.
Di questi, 3.288 hanno evaso più di 77mila euro di imposte. E sempre nel 2010 gli italiani hanno anche evaso quasi 30,5 miliardi di Irap e 6,3 miliardi di Iva.
Ammontano invece a 635 i milioni di ritenute non versate o non operate.

Cosa bolle in pentola nel Transatlantico? Forse un condono?
“Su questa cosa ci si può ragionare. C'è tanta gente che si sente perseguitata da Equitalia, che ha ricevuto cartelle con somme enormi da pagare entro tempi strettissimi."
Ci sono imprenditori che si vogliono suicidare perché questi pignorano i capannoni... potremmo giustificare un condono dicendo che serve a porre un argine alle vessazioni dello Stato nei confronti dei cittadini in difficoltà". 
Quel "ci si può ragionare" è suonato al piccolo uditorio del Cavaliere come un sostanziale via libera.
E così sarà. Nel decreto sviluppo non ci sarà ufficialmente traccia del condono, ma nella maggioranza sono già pronti a emendare il provvedimento non appena metterà piede in Parlamento.
Chi vivrà vedrà...













Nessun commento:

Posta un commento

Inserisci un tuo commento, di come la pensi di questo post: