Ovvero l'evoluzione moderna del cittadino di Fiumicino

venerdì 3 giugno 2011

Storie di spettri e di calvizie...

Storie lunghe e complesse quelle sui fantasmi raccontate da Plinio il Giovane, il nipote di Plinio il Vecchio, incline a ritenere veritiere le storie di spettri e a credere all'esistenza di phantasmata o larvae.
Così egli scrive ad un amico:

"Il tempo libero offre a me la facoltà di apprendere, a te quella di insegnare.
Pertanto vorrei sapere se tu credi che i fantasmi esistano ed abbiano una loro propria forma o se vuoti e vani prendano forma dalla nostra paura.
Io a credere che ci siano sono indotto anzitutto da quello che sento esser capitato a Curzio Rufo.
Egli, di condizione ancora modesta ed oscura si era accompagnato al nuovo governatore dell’Africa.
Sul far della sera mentre stava passeggiando nel portico gli apparve una figura femminile molto più grande e più bella di qualsiasi creatura umana.
Essa gli disse di essere l’Africa e gli volle predire il futuro: sarebbe tornato a Roma, avrebbe fatto carriera e, investito della massima autorità, sarebbe poi tornato in quella stessa provincia e lì sarebbe morto. Tutto si avverò puntualmente.
Si racconta anche che, essendosi Curzio Rufo recato a Cartagine, allo sbarco dalla nave vide venirgli incontro sulla spiaggia la stessa figura.
Ammalatosi, egli, che da quel che gli era capitato già conosceva il suo futuro e sapeva di dover passare dalla fortuna all’avversità, era ormai conscio di dover morire e, mentre nessuno si preoccupava del suo male, abbandonando ogni speranza di guarigione, si spense.
- tratto da C. Plinii Caecilii Secundi epistulae 7. 27. § 12 - 16.


Villa di Plinio a Caste Porziano






























Abbiamo conosciuto Plinio, il giovane leggendo i post precedenti (vedi «Nabis sine cortice» e "l'Italia, perde le teste").
Plinio il giovane non soltanto credeva ai fantasmi, ma addirittura li aveva in casa.
Ed ecco quello che racconta ad un suo amico: (Epistole ai familiari)

A questo racconto io credo perché a mia volta posso agli altri assicurare quanto segue. 
Io ho un liberto non illetterato. Con costui dormiva nello stesso letto un fratello minore. 
A questo parve di veder seduto sul letto uno che avvicinava un rasoio alla sua testa e addirittura gli tagliava i capelli proprio alla sua sommità. appena si fece giorno trovarono lui tosato in cima alla testa ed i capelli per terra. Passò poco tempo e di nuovo un altro fatto convalidò il precedente. 
Un ragazzo dormiva nel pedagogio: vennero due in bianche tuniche attraverso le finestre (così egli racconta) e, mentre lui giaceva sul suo letto lo tosarono. 
Poi se ne tornarono da dove erano venuti. 
Anche quando si fece giorno si trovò lui tosato e tutti i suoi capelli per terra. Niente di notevole seguì se non forse che io non fui imputato mentre lo sarei stato se Domiziano sotto al quale questi fatti occorsero, fosse vissuto più a lungo. 
Infatti nel suo cassetto venne trovata una denuncia contro di me datagli da Caro; dal che si potrebbe congetturare, poiché è abitudine di lasciar crescere agli accusati i capelli, l'aver reciso i capelli di miei dipendenti era un indizio dell'evitato pericolo che  su me incombeva...
Interessante questo metodo di sacrificare la capigliatura degli schiavi romani come voto agli dei in cambio dello scampato pericolo dei propri padroni,  se tutto ciò fosse in auge oggi in giro ci sarebbe una grande folla di uomini calvi.



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