Ovvero l'evoluzione moderna del cittadino di Fiumicino

martedì 4 gennaio 2011

Il ratto dell'archeologia... ovvero il sarcofago trafugato

Il 17 aprile del 2008 il Nucleo Polizia Tributaria della Guardia di Finanza di Roma, nell'ambito di un'operazione svolta dal dipendente Gruppo Tutela Patrimonio Archeologico, ha recuperato nell'area dell'estesa Necropoli dell'Isola Sacra un sarcofago in marmo greco di elevatissimo pregio artistico.
L'immediato intervento ha consentito di rilevare la presenza di uno scavo dal quale affiorava la parte frontale dell'opera, successivamente individuata in un sarcofago marmoreo di età imperiale istoriato ad altorilievo, delle dimensioni di 174,5x44x61 centimetri.
Durante una perquisizione la Gdf ha rinvenuto numerose opere di natura archeologica, tutte provenienti dal medesimo sito: un corpus di anfore, sezioni di sarcofagi, frammenti di statue, elementi architettonici, oltre 300 monete romane e una serie di basoli in pietra pertinenti al tracciato dell'antica strada di collegamento tra la vecchia Porto ed Ostia (Via Flavia Severiana).
Espressione di una classe sociale colta e raffinata, il sarcofago a fregio con le Nove Muse condotte da Apollo alla presenza di Athena, ed il suo coperchio, su cui si dispongono scene di conversazione tra Filosofi/Poeti, riveste un doppio significato culturale.
Manufatto artistico, inquadrabile nei decenni finali del II secolo d.C. riassume in forma allegorica i temi di pensiero di una élite politica che cerca nelle Arti (della pantomima, della storia, della poesia, della commedia, dell'astronomia, della danza, della tragedia e della musica) e nella Istruzione i cardini del vivere e che assume la cultura come valore anche in ambito funerario, dove il raggiungimento di una vita ultraterrena è connesso alla meditazione, alla poesia ed alla musica.

Figlie di Zeus e Mnemosine le divine cantrici che con la loro musica allietavano il consesso degli dei, evocate da Omero nell'Iliade e nell'Odissea, costituiscono un tema iconografico che dall'epoca classica giunge, attraverso nuove formulazioni ellenistiche, al mondo romano in cui trovano amplissima diffusione sia come repertorio decorativo in pittura (ad esempio nella ostiense Casa delle Muse ) e mosaici, sia come cicli statuari. Se frequente è il richiamo alle Muse nel panorama artistico dell'età imperiale, ben documentato a partire dalla metà del II secolo d.C. anche da una serie di sarcofagi prodotti in concomitanza con il diffondersi del rito dell'inumazione, il sarcofago de "Isola Sacra" si distingue per completezza della narrazione, per raffinatezza di esecuzione e per l'ottimo stato di conservazione e costituisce un unicum nel già ricco repertorio figurativo restituito dall'estesa necropoli dell'Isola Sacra.
L'opera, da ricondurre ad officine romane o forse ostiensi, è da considerarsi un contesto archeologico integro di cui è finalmente possibile conoscere la provenienza.


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