Ovvero l'evoluzione moderna del cittadino di Fiumicino

martedì 2 novembre 2010

Le nozze... Una stretta di mano (seconda parte)

La cerimonia è conclusa.
Ecco come si svolgeva il banchetto di nozze degli antichi romani.
La cosiddetta cena nuptialis, termine della cena, in serata, allo spuntare di Venere avveniva la cosiddetta deductio, il trasferimento della sposa dalla casa paterna a quella maritale.
Lo sposo, forse in ricordo dell’antico matrimonio per ratto, fingeva di rapire la moglie, riluttante e spaventata, strappandola dalle braccia della madre , dopodiché si formava il corteo nuziale, illuminato da fiaccole ed accompagnato da suonatori di flauto.
La sposa era accompagnata da tre fanciulli tutti patrimi e matrimi, poiché ciò era ritenuto di buon auspicio: due la tenevano per mano, mentre un terzo la precedeva recando la spina alba, una fiaccola di biancospino, simbolo di fecondità, accesa presso il focolare della casa della sposa.
Il corteo era composto anche da un giovane di nascita libera e nobile, denominato camillus, che recava un vaso coperto con dentro gli arnesi del lavoro femminile e da due serve che reggevano in mano il fuso e la conocchia, strumenti dell’arte della filatura.
Lo sposo, nel frattempo, faceva distribuire ai fanciulli noci, simbolo di fecondità.
Durante il corteo s’invocavano tutte le numerose divinità protettrici del matrimonio: oltre alle maggiori come Giove e Giunone, ai quali era attribuita l’istituzione del matrimonio, Venere, protettrice degli amori, Diana protettrice dei feti.
Né potevano mancare i fescennini versi mordaci e spesso osceni che, accompagnati dal suono della doppia tibia, svolgevano probabilmente una funzione apotropaica, tenendo lontano il fascinus, il malocchio.
Giunta sulla soglia della casa maritale la sposa ornava l'architrave della porta d'ingresso con bende di lana e la spalmava con grasso di maiale, e rispondeva al marito che sulla soglia le domandava chi fosse, con la celebre espressione formulare "Ubi tu Gaius ego Gaia".
Terminato questo rituale, due amici del marito la portavano finalmente dentro sollevandola da terra sia per evitare che inciampasse sulla soglia della sua nuova casa, poiché ciò sarebbe stato di cattivo augurio, sia, forse, per ricordare il ratto delle Sabine.
In casa il marito la riceveva recando un'urna d'acqua purissima e un tizzone di fuoco (aqua et igni accipere), due elementi che probabilmente simboleggiavano la vita coniugale e, secondo Varrone, erano legati alla procreazione.
Dopo questa cerimonia, si compivano le preghiere di rito e s'invocavano il Genio familiare del marito e le varie divinità. Infine, mentre il corteo si scioglieva, la pronuba accompagnava la sposa nella camera nuziale, in cui si trovava il talamo che era ornato di porpora e coperto dalla toga forse come augurio di figli maschi o come segno del dominio maritale.
Qui lo sposo le scioglieva la cintura virginale.
Il giorno seguente la sposa, che vestiva per la prima volta abiti matronali, sacrificava ai Lari ed ai Penati e riceveva doni dal marito.
Seguiva, quindi, un banchetto (repotia) riservato ai parenti degli sposi.

Una curiosità dei nostri giorni...
Il Wedding planner,  le nozze senza pensieri è la nuova tendenza ai nostri tempi: farsi organizzare le nozze in ogni dettaglio. Il wedding planner è una persona di fiducia che si affianca nella preparazione del matrimonio.
I prezzi? Per un evento con circa 100 invitati, si parte da 140.000 euro per la versione lusso, 85.000 per quella media e 50.000 per quella basic.
Altro che stretta di mano...











2 commenti:

  1. Meno male che noi non abbiamo avuto bisogno del wedding planner, altrimenti...... chi si sposava !!!!
    Baci vivi
    continua così che sei grande!

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