Ovvero l'evoluzione moderna del cittadino di Fiumicino

giovedì 28 ottobre 2010

Non è vero ma ci credo...

La magia era riconosciuta, approvata e completamente legale essendo connessa ai culti del popolo romano, considerata quindi, un fatto religioso.
Nonostante il grande scetticismo nutrito dagli intellettuali, le formule magiche erano parte integrante della vita quotidiana: “ Comunemente vi si crede in ogni ora della vita, magari senza accorgersene!”
(Plinio, NH, XXVIII, 10)
Amuleto
La magia bianca si serviva delle formule magiche per minacciare i demoni o cacciarli e per proteggersi dal contagio delle malattie.
Le formule potevano contenere lettere, numeri, parole strane e simboli.
Si facevano fatture e si preparavano filtri soprattutto nel campo dell’amore non corrisposto.
I romani ricorrevano a figurine fatte di cera, che messe al fuoco si scioglievano e in questo modo permettevano addolcimento del cuore dell’amato.
Amuleto in piombo
braccialetto o cavigliera
Ancora, le figurine fatte con un impasto di miele, latte e farina, conservate in contenitori di piombo sigillati con la resina, s’indurivano provocando indurimento del cuore della persona indesiderata.
Le lucerne erano utilizzate nei sortilegi d’amore, nei beccucci sono state ritrovate delle sottili lamine di piombo e di rame con incise frasi che esprimevano maledizioni, precisando il nome del destinatario.
All’interno di un pentolone, in latino caccabus, sono stati trovati i resti di questi ingredienti: fichi, cipressi, uova di rana, penne di civetta, erbe dalla Tessaglia e dal Mar Morto, ciò era utile per pozioni e sortilegi.
Le fattucchiere dell’epoca non correvano il pericolo di restare senza clienti: c'erano in giro tanti di quegli innamorati che tentavano con potenti fatture di incatenare il cuore della propria bella, e tante comari che, desiderando veder morte le rivali.
Per liberarsi di un nemico c'erano altri metodi ugualmente esiziali, si poteva cercare di eliminare l’oggetto del proprio odio con la magia. Ciò si otteneva facendo tracciare da mano esperta orrende maledizioni su certe tavolette di piombo, le cosiddette tabulae maledictoriae, sui cui perniciosi effetti gli antichi credevano ciecamente.
In un mondo così pieno di gente disposta a gettare maledizioni, malefici e sortilegi su nemici, amici, parenti, non c'era da dubitare che si dovessero prendere accurate precauzioni per difendersi da tutte le fatture dei malevoli. I romani indossavano validi amuleti.
Si trattava di una serie di ciondoli dalle forme attraenti, lucidi, scintillanti ed anche tintinnanti.
Quando si era ricchi, si attaccava a una catena anch'essa di oro o di argento, ma spesso ci si contentava di cucirli su una fascia di tessuto. Di qualsiasi tipo essa fosse, si usava porla loro a tracolla, e si credeva che tenesse lontano dai bimbi il malocchio.

La superstizione dei romani è sopravvissuta ed è arrivata sino ai giorni nostri.
Gatto nero, specchio rotto, sale sul pavimento e via dicendo: la superstizione è un universo affascinante popolato di ombre e credenze millenarie, ma anche di improbabili amuleti e rimedi sui generis.
Da osservare con ironico distacco e - perché no - un pizzico di simpatia. Alzi la mano chi non ha mai fatto uno scongiuro, incrociato le dita o accarezzato un corno.
(Repubblica — 20 gennaio 2010 )






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