Ovvero l'evoluzione moderna del cittadino di Fiumicino

sabato 14 agosto 2010

Cemento armato, spiaggia libera...

Ecco a cosa servivano i Porti nell'antichità...
L’originario porto di Ostia per la sua esiguità e per il costante insabbiamento della zona non permetteva l'ancoraggio di navi di grosse dimensioni le quali dovevano rimanere al largo e traghettare il carico su navi più piccole che risalivano il fiume Tevere fino a Roma.
Il periodo di accesso al fiume più agevole era tra giugno e dicembre, ma non era lo stesso per la navigazione marina, infatti, i venti soffiavano da sud-ovest, facilitando l’arrivo di burrasche.
Per ciò, i Romani preferivano il porto di Pozzuoli, che però si trovava a 245 Km da Roma.
A causa di queste necessità e per ridurre il traffico del porto Ostiense, l'imperatore Claudio (41-54 d.C.) decise di costruire un nuovo approdo a circa 4 km a nord di Ostia, sebbene il parere contrario degli esperti, che ritenevano la zona inidonea alla costruzione del porto.
Esso fu costruito ricavando un bacino artificiale da una laguna già esistente, profondo 4-5 metri e largo 90 ettari. A ovest un rilievo sabbioso proteggeva l’insenatura dai venti, mentre il suo ingresso era chiuso da una diga d’immense dimensioni (758 mt. di lunghezza e 3 mt. di larghezza) con un’apertura di 206 mt. per lasciar entrare le navi. 
L’impianto era di forma circolare, alla sua estremità fu costruito un faro, simile a quello di Alessandria, che posava le sue fondamenta sul relitto della nave usata da Caligola. 
Per la costruzione fu impiegato un numero di 30.000 operai e 1.000 coppie di buoi, in un periodo di vent’anni. Il porto fu ultimato da Nerone, attorno al 64-66 a.C. fu chiamato Portus Augusti Ostiensis, anche se il popolo lo ribattezzò Portus Claudii.
L'inaffidabilità del bacino di Claudio era stata tuttavia dimostrata già nel 62 d.C., quando una tempesta aveva distrutto non meno di duecento navi.
La posizione consentiva alle correnti marine di entrare nel porto, accumulando i detriti trasportati dal Tevere e favorendo l’insabbiamento delle acque; inoltre era esageratamente vasto, quindi poco protetto dai venti. Così iniziò a insabbiarsi e, col passare del tempo, un numero sempre minore di navi poteva attraccare. Il progressivo insabbiamento del Porto di Claudio spinse l'imperatore Traiano a costruire un secondo porto che prese da lui il nome.

Ricostruzione virtuale del Porto di Traiano ad opera dell'autore del blog


Il bacino, più interno e sicuro, era di forma esagonale (ogni lato misurava 358 mt. con una diagonale di 716 mt.). Al suo interno potevano attraccare circa 200 navi.
Fu costruito in opus reticulatum e comunicava con il Tevere e con il Porto di Claudio mediante la Fossa Traianea (oggi Canale di Fiumicino).
Il porto fu inaugurato nel 113 d.C. e la sua costruzione fu rievocata con la coniazione di alcune monete di bronzo. Lo sviluppo del Porto di Traiano fece sì che gran parte del traffico del grano che prima affluivano nel porto di Pozzuoli si dirigevano verso il nuovo porto. 
L'intervento di Traiano migliorò notevolmente la capacità e l'efficienza del porto di Roma, e determinò l'aumento della comunità di residenti nel territorio circostante e anche il cambiamento della denominazione da Portus Ostiensis a Portus Traiani o anche semplicemente Portus, comprendendo sotto tale nome, anche l'insediamento intorno al porto stesso.
L'area del Porto di Traiano, centro portuale indissolubilmente legato alla storia di Roma e alle vicende della navigazione mediterranea, ha una grande importanza storico archeologica.
L’area portuale, costituita da un’enorme superficie dei bacini portuali e magazzini annonari, aveva lo scopo di custodire i prodotti alimentari provenienti dall’Africa settentrionale e dall’Oriente, destinati alla popolazione di Roma.
Un salto nel futuro, lungo circa 2000 anni per tornare alla nostra amata Fiumicino.
Da qualche mese Via di Trincea della Frasche è attraversata da centinaia di camion che trasportano materiali per la costruzione del Porto di Fiumicino, il più grande d’Europa, in piena foce del Tevere, collocato a nord del faro sul Tevere, distante  200 metri dal porto di Ostia, con dimensioni enormi, un progetto in un luogo delicatissimo. Un’immensa struttura, con tre torri sul mare, di 104,29 ettari totali di cui 77,40 ettari per opere a mare, 26,89 per opere a terra e 4,5 per l'area cantieristica; un risultato complessivo di ben 1.445 posti barca per imbarcazioni da 10 a 60 metri.
Secondo i piani degli esperti e dei governatori della cosa pubblica il porto sarà ultimato nel 2015.
Osserviamo e riflettiamo ed esprimiamoci in merito.
Gli antichi Porti di Roma avevano uno scopo, quello di rifornire Roma di generi alimentari, soprattutto i liquidi come vino, olio, o semiliquidi come le conserve di pesce, di frutta ecc… erano contenuti in anfore impilate nelle stive a formare diversi piani.
L’utilità dei Porti moderni soddisfa le esigenze di molti o conviene ai soliti pochi?
La discussione è aperta...
Il Faro - Ultima apparizione

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