Ovvero l'evoluzione moderna del cittadino di Fiumicino

domenica 3 marzo 2013

La Riserva nascosta.

Bellissime grotte immerse nel verde nel territorio del Comune di Fiumicino. Probabilmente di origine etrusca. Le sorprese non finiscono mai...


Riserva delle Pertucce - Grotte

sabato 16 febbraio 2013

Bentornati a Fiumicino..

Bentornati su questi schermi... Eccomi di nuovo a raccontare di Fiumicino, dopo un lungo tempo di riflessione. Ammetto che il desiderio iniziale era quello di abbandonare il blog in quanto la partecipazione con i miei concittadini è molto scarsa, ma poi mi sono chiesta e il resto del mondo? Infatti il numero dei contatti che ricevo provviene soprattutto dal resto della nazione e addirittura dall'estero, Quindi perché non continuare... raccontare di Fiumicino, in tutte le forme, fa' bene a Fiumicino anche se non ai fiumicinesi... Ecco il mio ultimo omaggio.





mercoledì 3 ottobre 2012

Fiumicino, questa piccola e grande città del litorale romano.


lunedì 3 settembre 2012

Hic manebimus optime... "la sedia è occupata!"

Hic manebimus optime ("Qui staremo benissimo") è una frase è riportata da Tito Livio attribuita a un centurione.
Dopo la definitiva vittoria su Veio, i plebei premevano per abbandonare Roma e trasferirsi nella città sconfitta, in opposizione alle angherie dei patrizi. Furio Camillo, in un appassionato discorso, cerca di convincere i concittadini a non abbandonare la patria.
Ce lo racconta lo stesso Tito Livio: « ...quello che risultò decisivo in quella situazione di incertezza fu una frase pronunciata al momento giusto. Mentre il Senato era in riunione nella Curia Ostilia per dibattere la questione, poco dopo le parole di Camillo, transitarono per caso nel Foro delle coorti in ordine di marcia di ritorno dal presidio e il centurione esclamò proprio nel luogo del comizio: "Pianta l'insegna qui, alfiere; questo è il posto giusto per noi!".
I senatori usciti dalla curia udirono la frase e dissero che la interpretarono come un presagio; la plebe, accorsa tutto intorno, approvò. 
(Tito Livio, Ab Urbe condita libri, V, 55, Newton Compton, Roma, trad.: G.D. Mazzocato).

A spolverare locuzioni latine ci pensano gli inquilini del moderno Campidoglio, infatti il Sindaco di Roma,  Gianni Alemanno, con ... Hic manebimus optime ("Qui staremo benissimo") ammette di non aver intenzione di "lasciare la poltrona di primo cittadino di Roma alle prossime elezioni comunali", in risposta al Cavalier Berlusconi, che lo avrebbe invitato a non candidarsi per il secondo mandato.



Come Obama pubblica su twitter: "la sedia è occupata" (this seat's taken") anche il primo cittadino di Roma risponde: 
Hic manebimus optime ("Qui staremo benissimo").

Ma anche qui a Fiumicino, c'è aria di elezioni, chissà se in nostri amministratori comunali si sfideranno a colpi di locuzioni o espressioni latine. Intanto per allenarsi ecco qui dei link interessanti che possono sempre tornare utili:
Espressioni latine
Certo è che la poltrona fa gola, espresso in tutte le lingue...










domenica 17 giugno 2012

Aventino o il "civismo"

A proposito del lavoro e del lavoratore... (seconda parte).
La considerazione negativa di ogni mestiere remunerato è propria di letterati e pensatori romani, ma non è condivisa da tutti.
Nelle testimonianze lasciateci dai testi letterariamente più umili, ma storicamente talvolta anche più rilevanti, l’attività quotidiana degli uomini e delle donne comuni è spesso citata come parte essenziale della vita.
Molte epigrafi funerarie citano il mestiere esercitato dal defunto, spesso riportando anche scene in cui si vede rappresentato alle prese con attrezzi, strumenti, mercanzie e clienti.

Necropoli di Porto
Ma quando si torna a misurare il prestigio di chi esercita una professione a Roma, nel centro del vero potere, il discorso cambia: la stima di cui gode presso la gente comune un lavoratore, un artigiano, un commerciante al minuto o un piccolo imprenditore non è mai ritenuta un fondamento per la dignitas che serve a chi vuole intraprendere la carriera politica.
Questo limite è accettato dagli stessi esclusi, che non sviluppano né un rifiuto del potere che li marginalizza né una «coscienza di classe», cioè una piena consapevolezza dei loro specifici interessi e diritti e della strategia politica per imporli.
Rappresentativo di quest’atteggiamento è ciò che viene riportato dallo storico Livio a proposito della secessione della plebe del 494 a.C.: Menenio Agrippa riesce a convincere i contestatori a lasciare l’Aventino e a tornare in città con il famoso apologo della lotta tra lo stomaco e le altre parti del corpo. Al di là delle concessioni effettivamente ottenute, il fatto che la protesta si esaurisca lascia intendere che anche i più rivoluzionari prendono atto che la gerarchia politica e sociale non può essere messa in discussione nei suoi fondamenti tradizionali.
Né abbiamo testimonianze che quest’atteggiamento degli umili nei confronti dell’ordine costituito sia cambiato nel corso dei secoli successivi.
Mentre il singolo lavoratore conta poco o nulla, importante è invece il ruolo dei gruppi di professionisti, che si riuniscono in associazioni chiamate «collegi» e «sodalizi», formati da persone accomunate da funzioni, arti o mestieri.
Ogni associazione, che può essere di tipo civile o religioso, riconosciuta dallo Stato e quindi regolata da apposite leggi e sottoposta alla sorveglianza dei censori, si trova sotto la protezione d’una divinità tutelare, nomina i propri amministratori, dispone di una cassa comune alimentata dalle quote dei soci e di una propria sede dove riunirsi a consiglio, specialmente in periodo elettorale.
Le finalità sono il mutuo soccorso e soprattutto la difesa degli interessi comuni: i collegi sono quindi una sorta di corporazione o di sindacato, ma privo di un programma ben definito.
Queste associazioni cominciano ad avere vita difficile quando le contraddizioni sociali della repubblica diventano acute: nonostante le leggi delle XII Tavole consentano ai «collegi» di darsi dei regolamenti che non contengano norme in contrasto con il diritto dello Stato, la classe al potere attua spesso arbitrarie e sanguinose repressioni delle proteste.
Molto frequente però è anche il caso in cui l’appoggio dei collegi e dei sodalizi è caratteristico per spostare da una parte o dall’altra l’esito di una contesa elettorale o politica.

A tal proposito torniamo nei nostri tempi, in occasione delle prossime elezioni Amministrative del Comune di Fiumicino, molte liste civiche proliferano sostenendo cause civili a tutela del cittadino.
L'esplosione di "civismo", a mio avviso non rappresenta un segno di cambiamento, se poi queste liste vengono a perdere il loro intento e sono inglobate nella "centrifuga" dei partiti.
Semmai occorrono partiti forti e strutturati, che abbiano competenza e persino professionalità politica.
Abbiamo molti mesi davanti a noi prima delle prossime elezioni, non ci mancherà l'occasione di osservare e commentare, magari proprio qui su questo blog...

mercoledì 6 giugno 2012

A proposito del lavoro e del lavoratore...

A proposito del lavoro e del lavoratore... (prima parte).
Ecco come ne parlava Cicerone ne "De officiis", un'opera filosofica che tratta dei doveri a cui ogni uomo deve attenersi in quanto membro dello stato, composta negli ultimi mesi del 44 a.C., in meno di quattro settimane.
Quale professioni sono da reputarsi nobili e quali ignobili?



Si disapprovano quei guadagni che suscitano l'odio della gente, come quelli degli esattori e degli usurai. Ignobili e abietti, poi, sono i guadagni di tutti quei mercenari che vendono, non l'opera della mente, ma il lavoro del braccio: in essi la mercede è per se stessa il prezzo della loro servitù.
Abietti sono da reputarsi anche coloro che acquistano dai grossi mercanti cose da rivender subito al minuto: costoro non farebbero alcun guadagno se non dicessero tante bugie; e il mentire è la più grande vergogna del mondo. Tutti gli artigiani, inoltre, esercitano un mestiere volgare: non c'è ombra di nobiltà in una bottega. Ancora più in basso sono quei mestieri che servono al piacere: «Pescivendoli, macellai, cuochi, salsicciai, pescatori». Aggiungi pure, se non ti dispiace, i profumieri, i ballerini e tutta la masnada dei mimi e delle mime.
Tutte quelle professioni, invece, che richiedono maggiore intelligenza e che procurano inestimabile profitto, come la medicina, l'architettura e l'insegnamento delle arti liberali, sono professioni onorevoli per coloro al cui ceto si addicono.
Quanto al commercio, se è in piccolo, è da considerarsi degradante; ma se è in grande, poiché con esso si importano da ogni parte molte merci e sono distribuite a molti senza frode, non è poi tanto da biasimarsi. Anzi, se il mercante, sazio o, per dir meglio, contento dei suoi guadagni, come spesso dall'alto mare si trasferisce nel porto, così ora dal porto si ritira nei suoì possedimenti in campagna, merita evidentemente ogni lode.
Ma fra tutte le occupazioni, da cui si può trarre qualche profitto, la più nobile, la più feconda, la più dilettevole, la più degna di un vero uomo e di un libero cittadino è l'agricoltura.

Cicerone parla delle professioni e spiega l’atteggiamento del gruppo dirigente, degli intellettuali e dei letterati romani nei confronti del lavoro.
Il contenuto appena esposto del De officiis serve a inquadrare questa classificazione ciceroniana delle attività lavorative: il decorum è ciò che è confacente alla condizione specifica del cittadino romano; dato che questi ha come massimo obiettivo la partecipazione alla vita politica, il decorum è per lui ciò che favorisce la sua carriera in tale campo.
Per  Cicerone quindi  la valutazione dei diversi lavori deriva da considerazioni non economiche, ma sociali.
Per l’autore e i suoi lettori, evidentemente, le questioni economiche non erano tanto importanti quanto l’immagine che ciascuno doveva esibire.
La considerazione negativa di ogni mestiere remunerato è propria di letterati e pensatori romani, ma non è condivisa da tutti. Nel prossimo post vediamo de' "Lavoro secondo i lavoratori".


venerdì 18 maggio 2012

Sub iudice... ancora in discussione

Questa volta propongo un post insolito, diciamo interattivo, rivolto agli appassionati di storia antica.
Dalle ricerche fatte dagli studiosi, risulta che i romani utilizzassero un'ulteriore Canale di navigazione per accedere direttamente al bacino esagonale e che si servissero di un'altro canale per sfoltire il traffico di uscita in direzione Roma. 
Per gli appassionati e per i curiosi, avendo a disposizione le coordinate, suggerite nella foto, non vi sembra di intravedere il perimetro di una costruzione, magari di epoca romana? 



lunedì 7 maggio 2012

Scoperte... in itinere

Nel post "Vita Brevis, ars longa", pubblicato ad agosto del 2010, raccontavo di un evento probabilmente accaduto nel nostro territorio in una qualsiasi giornata del 115 d.c.
Protagonista del racconto è Scribonia Attice.
Scribonia praticava la professione di levatrice (obstetrix, che vuol dire colei che stà davanti).

Lastra di terracotta - tomba n°100 - Necropoli di Porto
L'identificazione recente di un rilievo marmoreo funerario con scene di parto, collocato nel Museo della Scienza a Londra, suscita qualche perplessità sulla modalità del parto delle donne romane.
Infatti il rilievo marmoreo descrive la scena con la partoriente distesa supina e non seduta come è raffigurato nelle lastre di terracotta visibili nella tomba n°100 nella Necropoli di Porto all'Isola Sacra.
Nel secondo secolo d.C., Sorano di Efeso cita la "regola generale che l'estrazione del feto durante il travaglio difficile, deve avvenire con la donna sdraiata". (Ginecologia libro II, traduzione Temkin, p 72).


Rilievo funerario marmoreo - Museo della Scienza a Londra